In battaglia mi lanciai con la spada sui Troiani e immediatamente ne uccisi diversi.
Però, dopo essermi lanciato contro di loro ben tre volte, sentii una fitta soffocante alla schiena, credevo che fosse qualcuno che mi stava uccidendo alle spalle, ma quando mi girai per vedere chi fosse, non vidi nessuno.
Solo dopo poco tempo capii chi fosse stato: era stato Apollo, il dio protettore dei Troiani.
Dal male io non ci vedevo più, mi si giravano gli occhi, persi la forza. Non sapevo più chi ero e cosa stessi facendo, così mi fermai atterrito. Però, proprio in quell’attimo, sentii un’altra fitta tremenda alla schiena, lì compresi che era arrivata la mia fine. Tuttavia, rimasi ancora in piedi e cercai di indietreggiare. Inaspettatamente, spuntò dalla folla dei guerrieri Ettore furente e mi colpì per la terza volta sul ventre. Questa fu la ferita che fece più male, così caddi a terra incosciente. Poco dopo Ettore mi disse qualcosa, ma anche se la capii a stento,
compresi che mi stava insultando. Con le ultime forze che avevo gli risposi, dopo che lui mi diede dello stolto: "Sì, Ettore, vantati di avermi ucciso, ma ricordati che tu sei solo il terzo che mi ferisce!". Poi, per finire, gli feci un giuramento: "Tu cadrai prima o poi per mano di Achille". Dopo aver detto questa frase, la morte mi avvolse: l’Ade mi aspettava.
Chiara Valleri
A me sembrava un giorno di guerra come gli altri, ma non fu così.
Mentre stavo combattendo contro i Troiani con le vesti del mio amico Achille, che si era voluto escludere dalla guerra, fui aggredito alle spalle. Sentii un colpo pesante che mi fece perdere la forza, la lucidità, mi fece girare gli occhi e mi sentii stordito. Quando mi ripresi un minimo capii chi era stato a scagliare quel colpo: era stato Febo Apollo, mandato da Zeus. Da lì compresi che era destino.
Del mio stordimento ne approfittò il mio avversario Euforbo che scagliò un colpo tremendo con una lancia.
Vedendo cosa stava succedendo, Ettore si precipitò subito per scagliare l'ultimo colpo. Poi iniziò a parlare ed io, anche se morente, capii tutto ed ebbi anche il coraggio, il tempo, la fortuna di riuscire a rispondergli e gli dissi: "Non vantarti di avermi ucciso perché non per merito tuo sto morendo, tu sei il terzo che mi uccide. Prima di te mi hanno colpito altre persone. E sai che altro ti dico? Tu morirai sotto la mano di Achille".
Quelle furono le mie ultime parole, prima di morire e raggiungere l'Ade.
Rachele Aspesi
Mi lanciai sul campo di battaglia con l'obbiettivo di seminare il panico nel campo degli Troiani.
Assalii dei gruppi di nove persone per tre volte e alla quarta avanzai ancora più convinto, tanto da sembrare un dio.
Ad un tratto, comparve dietro di me Apollo che, da vigliacco, mi rifilò un colpo a tradimento. Non feci in tempo a reagire che subito arrivò Euforbo, il quale, impugnando un'asta di bronzo, mi trapassò da parte a parte. Caddi sofferente al suolo. Vidi arrivare in lontananza Ettore a cavallo che mi diede il colpo di grazia.
Pronunciai le mie ultime parole prima di morire: "Ettore, non vantarti di avermi ucciso perché sei solo il terzo dopo Apollo ed Euforbo; non andrai molto lontano: il destino ti riserverà una morte rapida per mano di Achille".
Filippo Pelligrò
Mi lanciai sui Troiani meditando la loro rovina. Ne uccisi molti. Ma, all'improvviso, mi sentii toccare alle spalle e fu dolorosissimo, come se una spada mi avesse trafitto il cuore. Non sapevo chi fosse stato, ma sembrava la forza di un dio, un dio come Apollo! Quel colpo mi fece mancare le forze e poi apparve Euforbo che mi conficcò una lancia tra le spalle.
Cercando di scappare dalla morte imminente, mi allontanai, ma con un balzo Ettore mi conficcò una lancia nell'addome offendendomi e vantandosi. Gli risposi che non mi aveva ucciso solo lui, ma altri prima di lui mi colpirono a tradimento.
Infine, preannunciai che anche lui sarebbe morto per mano di Achille, suo rivale.
Non ebbi speranze: Chera mi portò nell'Ade.
Lorenzo Pariani
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